Da Savona un aiuto al Congo

Pubblico la foto e il testo di questo articolo del Secolo XIX del 24 febbraio u.s.  riguardante il sostegno del marito, il PID LIONS Roberto Fresia, della nostra socia Raffaella Costamagna  e che ha coinvolto l’ambasciatore italiano Luca Attanasio ucciso lunedì 22 mattina u.s. in un agguato nella Repubblica Democratica del Congo assieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista del convoglio, per la consegna e messa in esercizio di un’autoambulanza fluviale per la comunità femminile congolese.

L’ospedale galleggiante che Savona ha donato al Congo con l’aiuto dell’ambasciatore ucciso

Ho portato via le chiavi, preso i motori e soprattutto abbiamo steso un telo tutto in­torno. Nei prossimi giorni ve­dremo di coprire l’imbarcazio­ne per evitare che le piogge la danneggino». È l’ultimo con­tatto di Luca Attanasio, l’am­basciatore italiano ucciso l’al­tra mattina nella Repubblica Democratica del Congo, avu­to via messaggio whatsapp con Fulvio Rostagno e il savo­nese Roberto Fresia, protagonisti di un progetto per porta­re in Centro Africa un’idroam­bulanza fluviale, una sorta di mini ospedale con tanto di sa­la ginecologica.

Un progetto che Attanasio aveva sposato in toto e con l’a­iuto della moglie (presidente della Onlus Mamasofia) ave­va sbloccato negli ultimi mesi con tanto di protocollo d’inte­sa firmato con il governo del­la Repubblica Democratica del Congo. «Non l’ho mai co­nosciuto di persona – raccon­ta Roberto Fresia, presidente fino al 2018 del comitato eu­ro africano del Lions – ma ba­sta sentire i suoi messaggi au­dio per scoprire che brava per­sona fosse l’ambasciatore. Quando l’altra mattina ho sentito la notizia sono rabbri­vidito».

Anche perché Fresia nel 2012 si trovò nei luoghi dell’agguato mortale ad Atta­nasio. «Sono stato a Goma e ho percorso la strada verso il parco di Virunga quando so­no andato in Congo per inau­gurare una scuola, a Kemba, realizzata con il Lions di Ac­qui Terme. Mi avevano adde­strato a come proteggermi in caso di attacco. Non c’era un bel clima».

Ma il rapporto tra Roberto Fresia, il torinese Fulvio Re­stagno, presidente della ong “For Africa Childrens” e l’am­basciatore Luca Attanasio è nato proprio attorno alla idroambulanza a favore delle donne congolesi, arrivata nel 2019 nel porto africano di Matadi.

«Grazie all’intervento del comitato euro africano del Lions abbiamo sbloccato quel­la situazione – racconta Fresia – Rostagno l’aveva ideata e realizzata ma per mancanza di fondi era rimasta 2 anni e mezzo nel porto fluviale di Cremona. E quando le autori­tà lombarde imposero lo spo­stamento il presidente del Fac mi recuperò facendo una ricerca su internet. E dopo molte traversie la situazione si sbloccò».

L’idroambulanza arrivò a Savona da Cremona nel 2019 «e rimbarcammo da Vado in direzione di Matadi». Ma dal porto sull’Atlantico l’ospeda­le bisognava che raggiunges­se Kinshasa.

«L’allora ministro alla sani­tà del paese africano si prese l’impegno di fare lo sposta­mento, ma venne arrestato. E La realizzazione di una scuola a Kemba, con l’aiuto del Lions di Acqui Terme. Ma anche l’invio di biciclette e 1O mila lampade sola­ri a Kinshasa. Nei 12 anni di presi­dente del comitato euro africa­no, Roberto Fresia, ha effettuato ben 14 viaggi nel continente ne­ro per «tenere rapporti con i vari governi, con i Lions locali e posi­zionare le prime pietre».

«Penso che la Repubblica De­mocratica del Congo sia il paese più povero al mondo -racconta- Mi ricordo che in uno dei miei tan­ti viaggi un loro politico mi disse: abbiamo tutto, ma non le strade. In effetti la loro unica via di comu­nicazione sono i fiumi, il Congo in particolare. Per quello inviam­mo migliaia di biciclette che gli consentisse di spostarsi non so­lo a piedi».

«Ho impiegato un giorno e mezzo per arrivare a Kemba do­ve sono anche presidente della squadra di calcio – conclude Fre­sia – E rimasi stupito nel vedere un negozio di vestiti peri bambi­ni. Erano cinesi».— tutto saltò – ricorda Fresia – Anche perché il successore si rifiutò di farsi carico della vi­cenda».

Fu in quella fase che l’accop­piata di benefattori italiani de­cise di ricorrere all’ambascia­tore Luca Attanasio. «E la sua disponibilità fu subito massi­ma – conclude Roberto Fresia – L’arrivo del Covid però ha bloccato tutta l’operazione. Ma il diplomatico italiano non si perse d’animo e nel gen­naio scorso abbiamo sotto- scritto il protocollo d’intesa con il governo della Repubbli­ca Democratica del Congo perla gestione dell’idroambu- lanza. Loro avrebbero messo a disposizione personale e lo­gistica».

Ed erano cosi cominciate le operazioni di rimontaggio della barca, una sorta di cata­marano lungo oltre 10 metri e largo quasi quattro. Tutto sembrava procedere per il me­glio, La barca era stata posi­zionata nel giardino del go­verno locale per evitare venis­se rubata o anche semplice- mente danneggiata. Proprio Luca Attanasio se n’era presa cura. Seguiva da vicino la vi­cenda che avrebbe potuto por­tare un grande vantaggio per la salute di molte donne con­golesi. E giovedì sera aveva tranquillizzato Rostagno e Fresia sul suo lavoro. «Ti aspettiamo qui, Fulvio» sono state le ultime frasi dell’audio mandato via Whatsapp. Poi la notizia della tragedia rim­balzata in Italia lunedì matti­na. E il progetto che toma in pericolo.—

Autore: Giovanni Ciolina –  Il Secolo XIX 

Webmaster: Mario Mazzini

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